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al testo di Francesca Sante
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Ho trovato la casa della morte in un paesaggio cubista, nascosta tra pini e templi di bellezza pieni.
La pioggia ha intonato un vecchio accordo piangendo tra le erbe screpolate giurava fede all'azzurro. Ho cominciato il mio viaggio col suo ricordo E
Ho trovato la casa della morte in un paesaggio impressionista, nascosta si confessava. Commossa ne fu la vita.
In questo momento in cui le montagne sembrano spruzzate di rosa, e le nuvole sembrano spruzzate di rosa, adesso – e ci sono le rondini, cazzo, che non avevo visto prima – proprio adesso il mio frutto si mostra, distrutto. Mi vergogno.
Ho trovato la casa della morte nell'opera di Pechino, tra stridii e chuànquì suonava il gong mentre il sole tramontava per ore cercando di spezzare l'orizzonte. Ho cominciato il mio viaggio col suo ricordo. Ricordavo di un cielo di cirri contenti di esser parte di quel font E
Ho trovato la casa della morte nella serenità del primitivismo nella sua compatta trasparenza. Resto qui nascosta e posticipare l'eternità sempre di un po'. Posso continuare (No, questa non te la dico, è troppo bella.)
[Sei tu la musica, sei tu la musica e tutte le parole che la musica non dice]
Ho raggiunto la casa della Morte. Davanti, come un taglio, sprofondava la Vita. Mi s'impigliano le ciglia e resto ferita. Straziato ne fu il laico che la sacralità aveva smarrita.
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